Aida 4.0 all’Arena di Verona 2021
Anita Rachvelishvili e Angela Meade trionfano alla prima di Aida all’Arena di Verona
Verona, 26 Giugno 2021
La seconda serata all’Arena di Verona è all’insegna di Verdi. Aida torna protagonista sul palcoscenico areniano in forma scenica dopo le due serate del 19 e 22 giugno scorsi che hanno visto Riccardo Muti sul podio.
La tecnologia digitale avanza inesorabilmente in tempi di pandemia, ma il fatto ha solo dato spunti in più alla creatività senza intaccarne bellezza e stile nell’opera. Il grande ledwall sullo sfondo del palcoscenico proietta infatti immagini provenienti dal Museo Egizio di Torino arricchendo notevolmente le scenografie di questa nuova produzione tutta areniana affidate a D-WOK. Le sabbie del deserto, le sfingi, il libro dei morti fanno da sfondo all’istallazione scenica che, fatta di pochi elementi funzionali, arricchiscono e rendono visibilmente gradevole l’impianto scenico in cui cantanti, figuranti e ballerini trovano il giusto spazio ed equilibrio per esprimersi. Il Coro quest’anno è relegato di fianco su di una gradinata senza mai entrare in scena per motivi sanitari che ben conosciamo.
Aida non è propriamente un’opera adatta per spazi all’aperto così grandi in quanto è un’opera intima e di conseguenza si rischia di perdere molte sfumature che solo orecchie attente sanno cogliere, ma di contro il grande spazio offerto dal palcoscenico areniano offre libertà di movimento ed imponenti scenografie a cui siamo abituati entrando nell’anfiteatro veronese.
Quest’anno l’attenzione ricade sugli interpreti tra cui spiccano due nomi in particolare: Angela Meade (Aida) e Anita Rachvelishvili (Amneris). C’era molta attesa per questa performance che per alcuni versi è stata meravigliosa per altri meno. Nel cast ritroviamo anche Simon Lim nei panni del Re, Luca Salsi come Amonasro, Jorge de León in Radamès, Michele Pertusi in Ramfis, Riccardo Rados nei panni di Un Messaggero.
Iniziamo subito dalle cose che ci sono piaciute meno.
Il ruolo di Radamès è uno tra i più complessi nel mondo operistico, la linea di canto è sempre sul passaggio in acuto e necessita di un controllo del fiato notevole. Per il tipo di scrittura musicale, ricca di continui passaggi di registro, il cantante rischia di non trovare il fuoco nel canto e di conseguenza di strozzarsi sugli acuti e di affondare troppo sul grave, per tre motivi: il primo è la drammaticità di alcuni momenti, il secondo l’eroismo vocale che non deve mai mancare, il terzo la liricità e l’enfasi che la parte richiede.
Purtroppo in questa serata ci è mancato ancora una volta quel Radamès che abbia queste caratteristiche e fatichiamo, ad oggi, a trovare sui palcoscenici. Jorge de León è infatti apparso affaticato nella parte, spiazzato dalla potenza carismatica delle due protagoniste femminili. Già dal suo esordio nelle prime note di Celeste Aida si percepiva che sarebbe stata dura per lui ma, in un modo o in un altro, è riuscito ad arrivare alla fine tra alti e bassi, tra un acuto impiccato ed altri non ben definiti. Anche scenicamente ha lasciato l’amaro in bocca in quanto si notava un impaccio nella resa scenica.
Luca Salsi, invece, si conferma un cantante completo, sicuro, un grande attore. Salsi ha in sé l’accento verdiano. Scava ogni parola, la interpreta e gli dà il giusto accento ed enfasi senza mai strafare. Cura sempre anche la più piccola sfumatura vocale che la parola può offrire, la plasma, ed ottiene sempre un risultato invidiabile.
Sempre meglio Simon Lim, nei panni del Re in questa prima serata. La sua voce è maturata col tempo, è omogenea in tutto il registro, curatissima anche la dizione e di una linea vocale genuina. Ottima quindi la sua performance nei panni del padre di Amneris, accanto al gran sacerdote Ramfis interpretato da un più che ottimo Michele Pertusi. Passando al comparto femminile troviamo la Sacerdotessa affidata al soprano Yao Bohui dalla bella voce squillante, ben sostenuta e molto aggraziata, ma i due diamanti sono loro: Angela Meade (Aida) e Anita Rachvelishvili (Amneris).
Nell’opera diventano acerrime nemiche, scontrandosi per contendersi l’amato Radamès, e scenicamente hanno reso alla grande senza risparmiarsi un attimo, ma è la loro voce che ci colpisce e che inonda l’anfiteatro.
Angela Meade possiede sicuramente un ottimo materiale vocale, ottima estensione, bel colore e squillo, ma purtroppo riscontriamo un vibrato che a lungo andare infastidisce. È entrata in scena con tutta la sua potenza di voce e, pur potendo vocalmente, non ha eseguito molti filati, specie nell’esecuzione di Patria, o patria mia …Cieli azzurri. Quando invece ne ha fatto uso, specie nell’ultimo atto nella tomba con Radamès, ha avuto purtroppo una rottura in acuto che ha saputo subito riprendere. Comunque è un Aida potente e possente che non passa inosservata.
Eccellente invece la Amneris di Anita Rachvelishvili. Voce incredibilmente bella, vellutata e calda, ma al momento giusto anche tagliente e profonda. Ha facilità di emissione vocale e un incredibile controllo del suo strumento, e dimostra di essere una grande interprete. Sulla scena è a suo agio, gli spazi areniani non le fanno paura, canta con anima e interagisce con maestria con i colleghi sulla scena. Scaldati i motori ha regalato al pubblico un terzo e quarto atto da manuale. Pur avendo solo 36 anni si è saputa imporre sulle scene di tutto il mondo come uno dei migliori mezzosoprano del momento. Meritatissimi quindi gli applausi finali che il pubblico le ha riservato, consacrandola così come una delle Amneris che ricorderemo a lungo. Complimenti!
Completa il cast un corretto Riccardo Rados nei panni di Un Messaggero.
Ottimo il corpo di ballo e la prima ballerina Eleana Andreoudi per la scena del trionfo, così come il Coro diretto dal M. Vito Lombardi. L’Orchestra della Fondazione Arena era diretta dal maestro Diego Matheuz, il quale con grande sicurezza ha saputo infondere agli orchestrali le sue intenzioni che sono arrivate in musica al pubblico. Bei tempi, bei fraseggi, ma ancora di più i bellissimi respiri e silenzi che hanno creato l’atmosfera perfetta in un’opera già magica di suo.
Salvatore Margarone
La recensione si riferisce alla prima del 26 giugno 2021
Photo©Ennevi
26 giugno ore 21.00
1, 9, 15, 21 luglio ore 21.00
4, 8, 12, 21, 27 agosto ore 20.45
4 settembre ore 20.45
Aida
Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Direttore
Diego Matheuz (26/6 – 1, 9, 15, 21/7)
Daniel Oren (4, 8, 12, 21, 27/8 – 4/9)
Maestro del Coro Vito Lombardi
Personaggi e interpreti
Il Re Simon Lim (26/6 – 1/7)
Romano Dal Zovo (9, 15/7 – 8, 12, 21, 27/8 – 4/9)
Viktor Shevchenko (21/7 – 4/8)
Amneris Anita Rachvelishvili (26/6)
Anna Maria Chiuri (1/7)
Olesya Petrova (9, 15, 21/7 – 4, 8, 27/8)
Judit Kutasi (12, 21/8)
Ekaterina Semenchuk (4/9)
Aida Angela Meade (26/6 – 1, 9/7 – 4/9)
María José Siri (15/7 – 4, 8, 21, 27/8)
Maida Hundeling (21/7 – 12/8)
Radamès Jorge de Leòn (26/6 – 1/7)
Murat Karahan (9, 15/7)
Roberto Aronica (21/7 – 4/8)
Samuele Simoncini (8, 12/8)
Marcelo Álvarez (21/8)
Carlo Ventre (27/8 – 4/9)
Ramfis Michele Pertusi (26/6 – 4/9)
Rafał Siwek (1, 9/7 – 21, 27/8)
Jongmin Park (15/7)
Romano Dal Zovo (21/7 – 4/8)
Giorgio Giuseppini (8, 12/8)
Amonasro Luca Salsi (26/6)
Simone Piazzola (1, 21/7)
Damiano Salerno (9/7)
Sebastian Catana (15/7 – 4, 27/8)
Alberto Gazale (8, 12/8)
Ambrogio Maestri (21/8 – 4/9)
Un messaggero Riccardo Rados (26/6 – 4, 8/8)
Carlo Bosi (1, 9, 21/7 – 12, 21/8)
Francesco Pittari (15/7 – 27/8 – 4/9)
Sacerdotessa Yao Bohui
Prima Ballerina Eleana Andreoudi
ORCHESTRA, CORO, BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA
nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Video design e scenografie digitali D-WOK